- CASA CIRCONDARIALE
- ENAIP – FRIULI VENEZIA GIULIA
- FERRARA
- COOPERATIVA EDITH STEIN – RIMINI
- CREMONA
- SCUOLE
- SUZZARA
CASA CIRCONDARIALE
Esperienze di laboratori di teatro – spettacolo – video.
Dal 1985, ogni anno, l’Accademia della Follia, ha realizzato Laboratori Teatrali all’interno della Casa Circondariale di Trieste e Gorizia con produzioni di spettacoli, video, spot pubblicità progresso, film, radiodrammi.
ENAIP – Friuli Venezia Giulia
Presso l’ENAIP di Trieste per alcuni anni Claudio Misculin ha tenuto corsi di formazione chiamati: “Laboratorio di tecniche, discipline e tecnologie della comunicazione teatrale” questi corsi erano rivolti ad operatori sociali e soggetti istituzionalizzati.
L’obiettivo è stato quello di ricostruire e consentire l’espressione e la crescita dell’identità dei partecipanti, attraverso l’acquisizione di:
- strumenti,
- metodologie,
- risorse,
- sapere,
- schemi di lettura del reale,
- pratiche della comunicazione per recuperare la memoria,
- i ricordi e le storie.
Valorizzare questo patrimonio soggettivo e collettivo, superando il concetto dell’ animazione come mero intrattenimento.
FERRARA
Dal 2004 al 2011 l’Accademia della Follia ha lavorato insieme al Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara alla realizzazione di: laboratori di teatro e produzione di spettacoli e video.
In questi 8 anni di lavoro numerose sono state le istituzioni del territorio che hanno aderito e collaborato ai progetti da noi proposti e promossi, tra le quali: Regione Emilia Romagna, Provincia di Ferrara, Comune di Ferrara, Università degli Studi di Ferrara, Comune di Cento, Comune di Comacchio, Fondazione Carife.
Ma, come parte tutto?
Tutto parte dalla partecipazione di Ferrara al progetto Matintour. In quel contesto accade una delle cose più belle nella storia della nostra Compagnia: Gabriele Palmano, per noi Chiarly, incontra la ferrarese Donatella Di Gilio, scoppia l’amore e un anno dopo di sposano. Da allora vivono felici e insieme a Trieste, entrambi attori dell’Accademia.
Ma scocca l’amore, umanamente e teatralmente parlando, anche tra noi e la direttrice del DSM di Ferrara, la dott.ssa Elena Bruni. Cominceranno anni di collaborazione che tanta soddisfazione ci hanno dato.
Sono stati prodotti spettacoli teatrali e cortometraggi. Tra i vari prodotti artistici ricordiamo:
- “Nel Confine – in ricordo di Giulio Alfredo Maccacaro”, che è andato in scena in varie piazze e ha partecipato alla rassegna “Movimenti – I Teatri della Salute”,
- “Alda Merini – Donne allo Specchio”,
- “La vita è sonno”.
cooperATIVA EDITH STEIN – Rimini
Nel 1992 inizia la collaborazione con la Comunità terapeutica “Edith Stein” diretta da Don Pier Alberto Sancisi. Gli ospiti della cooperativa sono stati guidati da Claudio Misculin e Oriana Borinato e metteranno in scena “Bordertrain” sui temi della malattia psichica, della droga e della delinquenza.
La scenografia è approntata dal gruppo stesso sotto la guida di Angela Gatti, loro costruiscono otto metri di rotaie su cui poggia un ipotetico vagone. Su questo si intrecciano le riflessioni dei protagonisti, l’apparire e l’essere delle persone, divisi in due categorie: i matti e i normali.
CREMONA
(C.R.T di via Bel Giardino)
L’esperienza con il CRT di Cremona è stato uno dei più importanti della nostra carriera.
Tutto ha inizio nel 1993 quando l’Amministrazione Provinciale di Cremona, in collaborazione con la U.S.S.L. 23, promuove e patrocina un Laboratorio Teatrale rivolto agli operatori delle strutture psichiatriche di Cremona e il CRT di Via Bel Giardino. Si concluderà con la performance teatrale “LURIDE CREATURE”.
Da questo primo approccio si continua a lavorare coinvolgendo questa volta anche gli utenti del C.R.T. di Cremona ed alcuni pazienti dell’Istituto Psichiatrico di Sospiro, oltre ovviamente gli operatori, realizzando la spettacolazione “Passaggi e Paesaggi”.
Produzioni successive:
Verrà prodotto successivamente lo spettacolo teatrale “Mattatoio – La bell’epoca del Massacro Taciturno e Distante” e a Cremona si costituisce l’Associazione “L’Ampolla – Accademia della Follia”.
La ricerca continua nell’identificazione di nuove strade terapeutiche capaci di creare una comunità di soggetti (operatori, pazienti, individui), dotati di strumenti efficaci per superare il pregiudizio stigmatizzante dell’altro inteso come “diverso”.
Si culmina con il “Progetto Crucifige”, laboratorio teatrale, finalizzato alla realizzazione dell’omonimo spettacolo, con la consulenza del Prof. Claudio Bernardi e la drammaturgia di N. Arrigoni e C. Bino. Lo spettacolo verrà tradotto in un Video per la regia di Fabrizio Lazzaretti e Alberto Vendemmiati. Andrà in onda su Rai 3 in “Report” di Milena Gabanelli.
SCUOLE
I laboratori nelle scuole Medie Superiori non rappresentano la nostra attività principale, ma ogni qualvolta sia stato possibile abbiamo rappresentato i nostri spettacoli, in matinée dedicati agli studenti.
Una scuola in particolare ci rimasta nel cuore: il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Carlo Sigonio” di Modena. Lì grazie alla professoressa Cristina Nocetti e alla sua energia, simpatia, ma soprattutto al suo grande amore per i ragazzi, abbiamo lavorato qualche anno. Abbiamo condotto laboratori teatrali che infine hanno prodotto lo spettacolo “Le passioni negate” con i testi di Alda Merini.
SUZZARA
Intorno alla metà degli anni novanta, veniamo invitati a tenere spettacoli e laboratori di artigianato teatrale. Nell’ambito di un progetto sulla diversità, proposto e organizzato dagli operatori del C.S.E. e rivolto alle scuole superiori.
Si forma un gruppo misto: operatori, studenti, ospiti del C.S.E.
Il gruppo si consolida con prospettive di lavoro continuativo fino alla messa in scena dello spettacolo: La Crepa nel Cuore.
Successivamente la collaborazione continua in un progetto rivolto ai giovani del territorio. L’intento di questo laboratorio si colloca nell’ampio discorso del recupero dei:
- valori,
- investimento di risorse e intelligenze,
- modifica della cultura,
- arricchimento di strumenti e linguaggi per le nuove generazioni.
“…perché prima quelli che erano qui pregavano di morire, ma non c’era niente da fare perché si trovavano chiusi qui dentro e non avevano nessuna speranza di uscire”
Poi un gran movimento di rottura e civiltà culminato nell’entrata in vigore della L. 180 e dopo pochi mesi della L. 833 sancisce che l’immagine della follia fino ad allora comunemente accettata è profondamente sbagliata e che il problema della malattia mentale è di tutta la società, che in quel modo interpreta e qualifica chi è percepito come diverso.
L’arte teatrale, come espressività di emozioni complesse ed integrate nella parola e nel corpo, è parte direttamente coinvolta in quella rottura ed in seguito nel difficile percorso per tenere vivo il senso profondo di quel cambiamento. Tutti coloro che allora e da allora hanno sperimentato il fecondo senso di eticità libera che quel movimento ha innescato hanno anche colto nel fare teatro un potente veicolo comunicativo di forza e di guarigione.
…di speranza di uscire perché c’è sempre un …chiusi qui dentro ed una legge centottanta da applicare.
“Io ricostruisco, su macerie umane, per ricomporle in soggetti a minor sofferenza, ma non per consegnarli (questi rielaborati di macerie) alla norma che me li ha macellati.
Il mio lavoro consiste nel ricomporre uomini dai loro frammenti, per poi reinserirli in una realtà modificata, ovvero inserirli in una realtà “normale e civile” che offra, però, una valenza anche alla innegabile e non plasmabile diversità del soggetto (che perdura anche dopo la cura).
Quindi a questo punto si è capito bene, io faccio teatro per far star bene me, innanzitutto, e quelli che mi accompagnano, in secondo luogo; infine, solo in terza battuta, nel momento spettacolare, mi occupo degli “altri”, cioè del pubblico.”