Stravaganza
Cinque malati di mente internati in un manicomio, tre uomini e due donne, si tengono compagnia, si raccontano, si amano, litigano, si aggrediscono, ridono di sé e degli altri
Cinque malati di mente internati in un manicomio, tre uomini e due donne, si tengono compagnia, si raccontano, si amano, litigano, si aggrediscono, ridono di sé e degli altri
Produzione in ricordo di Giulio Alfredo Maccacaro
Lo spettacolo “La Luce di dentro” vede in scena Franco Basaglia insieme ad alcuni “matti”, a un narratore e a Marco Cavallo, il grande animale azzurro.
Lo spettacolo “La vida es sueno” é il più importante testo teatrale della letteratura classica in lingua spagnola. Lo spettacolo vuole essere una versione in chiave tragica dell’originale commedia barocca, e sarà intercalato da musiche originali.
DiverCity@040 parte da un gioco di parole: diversity, in inglese, vuol dire diversità ma anche varietà. I due significati ci hanno fatto pensare ad un cabaret, uno show che contenga differenti espressioni artistiche.
Due “normali” umanotteri insoddisfatti, frustati e soprattutto inconsapevoli come tutti noi.
Tentano una svolta nella vita: trovarsi un amore, un…qualcuno o almeno: “comunicare”. Ci provano, col cuore, con la buona volontà, ma non ce la fanno…non ce la fanno; perché? Perché mancano gli strumenti.
Storia di Livio Struja al tempo capocomico entrò in manicomio a 12 anni, per motivi di indigenza, noi raccontiamo la sua storia
Tratto dal libro “Il dottor Semmelweis”, la storia di colui che viene chiamato il debellatore dell’infezione puerperale. In tutti gli ospedali europei della metà dell’800, la mortalità tra le partorienti è elevatissima. A Vienna l’importanza delle sue ricerche non viene riconosciuta e Semmelweis fu rimandato a casa a morire di incomprensione e follia
La storia simbolo di tale Matilde G. si intreccia con quella di altri ricoverati e funziona da guida per un percorso attraverso l’istituzione
Nel 2001 Claudio Misculin ed Angela Pianca sono ad Aversa, nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (O.P.G.), per girare un documentario. Vediamo scene, luoghi, cose, facce che non vedevamo da trent’anni. Celle, letti di contenzione, legacci, sbarre, chiavi, uomini…Uomini? Volti rigidificati, facce distrutte di internati abbruttiti, abbandonati nelle nicchie lungo i corridoi, sotto i nostri occhi, come se non esistessero, in quei cameroni…